Folta partecipazione cittadina alla riunione
E' difficile dire chi abbia convinto maggiormente i presenti. Durante il consiglio comunale che si è tenuto a Casarano lo scorso venerdì, convocato per discutere dell'impianto di produzione di radiofarmaci, si sono confrontati punti di vista nettamente dfferenti
Consiglio Comunale piuttosto movimentato quello dell’altra sera, a Casarano. Convocato per approfondire il delicato argomento sul Centro di medicina nucleare, in corso di costruzione nella zona industriale, l’organo municipale non ha deluso le attese, rivelandosi uno dei più dibattuti e più seguiti degli ultimi anni. Protagonisti assoluti sono stati Giuseppe Serravezza, presidente della Lega Tumori di Lecce, e Gianluca Valentini, presidente del CdA della “Sparkle”, la società committente del progetto. I due si sono confrontati a viso aperto, ma è difficile affermare chi ha convinto maggiormente i consiglieri comunali e i tanti cittadini presenti in aula. L’oncologo casaranese, che era stato invitato dall’associazione “Idee Insieme” e da Forza Italia, ha affermato senza mezzi termini che il centro di radiofarmaci non è necessario. “Questo impianto non serve perché non ne abbiamo bisogno – ha affermato il presidente della Lilt –; la Regione ha già autorizzato un impianto di produzione di radiofarmaci, che si trova a Ruvo e che sta per partire, dove faranno quattro cicli di produzione quotidiani. Basta uno di questi per coprire il fabbisogno di farmaci per la Puglia e la Basilicata”. L’oncologo, inoltre, si è molto arrabbiato per le dichiarazioni di alcuni consiglieri che minimizzavano il rischio di radioattività per la popolazione e che davano per certa l’installazione di una Pet a Casarano se fosse stato realizzato il centro. Il presidente della Lega Tumori, inoltre, ha insistito molto sul problema dello smaltimento delle acque radioattive, ma i tecnici della “Sparkle” hanno rivelato che le acque residue della produzione “saranno depositate in delle vasche e poi prelevate da ditte specializzate”. Valentini, dal canto suo, ha ribadito la bontà del progetto (che vede coinvolte, oltre alla sua, altre quattro società unite nel “Consorzio Radon”), ha definito “inesistenti” i rischi per la popolazione e ha cercato di marcare la differenza con l’impianto di Ruvo. “Il nostro progetto è completamente differente – ha sostenuto il presidente di Sparkle – perché il nostro sarà soprattutto un centro di sperimentazione”, rivelando i tre principali progetti di sperimentazione che saranno sviluppati a Casarano, in collaborazione con il Cern di Ginevra, l’Enea e la Tennessee University. L’intervento di Sandro Sandri, fisico nucleare dell’Enea, sulla sicurezza dell’impianto sembra abbia convinto la gran parte dei presenti. Sandri ha sostenuto che i rischi di contaminazione per la popolazione sarebbero “trascurabili” e che i rischi maggiori “sono per chi ci lavora all’interno”. Sulla decisiva questione dei controlli, il fisico ha ipotizzato che “durante l’anno, ci potrebbero essere più ispezioni da parte di più enti”. Sulle procedure amministrative, per le quali ci sarebbe un’inchiesta in corso, è stato soprattutto Francesco Ferrari a incalzare il governo cittadino, sottolineando la singolare velocità dell’iter burocratico e coniando il termine “riciclotrone” sul presunto riciclo degli atti da Sannicola (dove l’impianto doveva sorgere) a Casarano. Leda Schirinzi, infatti, ha osservato che nella relazione d’impatto ambientale del progetto viene più volte citato il Comune di Sannicola e descritto un tipo di terreno che non è propriamente casaranese.
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