Le battaglie del guerriero

A difesa degli interessi del popolo

Basile combatteva battaglie in tutte le direzioni; interlocutore privilegiato era il Comune di Ugento dove, finalmente da qualche anno ricopriva la carica di consigliere comunale

Ad un suo amico d’infanzia aveva sempre chiesto: “Se mi ammazzano voglio essere sepolto in Africa, senza croce sulla tomba e senza pietre che indichino la presenza di un morto”. Ma quando diceva queste cose Peppino Basile non avrebbe mai immaginato che gli sarebbe toccata una sorte crudele come quella che gli hanno riservato i suoi sicari la notte del 15 giugno scorso. Col passare del tempo l’impegno politico di questo “figlio del popolo” che amava definirsi “guerriero” si va sempre più delineando in tutta la sua vastità. Il “Masaniello ugentino”, come scherzosamente qualcuno lo aveva definito, aveva indossato la divisa di soldato impegnato nella lotta contro gli abusi ed il malgoverno di ogni genere, a difesa degli interessi del popolo, della povera gente che “non ha voce per chiedere i propri diritti”. Ed in quest’ottica aveva intrapreso battaglie in tutte le direzioni, ma che vedevano come interlocutore privilegiato il Comune di Ugento dove, finalmente da qualche anno ricopriva la carica di consigliere comunale. Una cosa che lo faceva andare in bestia erano quelle che lui definiva “le spese folli” del Comune, che lui citava in qualunque contesto, nella sala consiliare del Comune come al bar o in piazza. (Per conoscere altri dettagli sull'attività politica di Peppino Basile e sulle “battaglie” più accese, leggi il Tacco d'Italia in edicola)

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