Le tre piste degli inquirenti
Le indagini sull’omicidio Basile, ormai portato a segno diversi giorni fa, non escludono alcuna pista e proseguono a 360 gradi. Vengono battute tutte le piste: quella passionale, quella privata e quella amministrativa
Quando gli abitanti di via Nizza intorno alla 1,45 di domenica 15 agosto vennero svegliati dai lamenti e dalle flebili richieste d’aiuto, ormai Peppino Basile stava spirando. Il corpo asciutto e muscoloso di questo muratore infaticabile non aveva potuto reggere alle 19 coltellate che aveva ricevuto in un agguato tesogli proprio sulla porta di casa. Era appena rientrato ed aveva parcheggiato la Panda nel cortile della sua villetta, quando qualcuno deve averlo chiamato dalla strada e sull’uscio del portoncino d’entrata si è consumato uno dei più efferati e ributtanti omicidi della storia criminale salentina. Ben 19 coltellate, di cui 15 portate a segno al cuore e ai polmoni, inferte con un accanimento indescrivibile. Ma chi poteva provare tanto odio da arrivare ad infierire sull’esponente comunale e provinciale di Italia dei Valori con una tale brutalità? L’interrogativo è ancora sulla bocca degli inquirenti, magistratura, carabinieri e polizia, che a distanza di più di due settimane proseguono le indagini senza escludere nessuna ipotesi investigativa. Sul luogo del delitto gli inquirenti non avevano trovato nessuna traccia dell’arma usata per far tacere per sempre una voce scomoda ma libera ed avevano cominciato a battere tre piste: quella del delitto passionale, quella del movente privato e quella del movente politico. (Leggi i dettagli sulle indagini sul Tacco d’Italia in edicola)
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