La soddisfazione di Loredana Capone
La presidenza del Consiglio dei Ministri ha raddoppiato i fondi al progetto “Libera” della Provincia di Lecce, concedendo un finanziamento di 163.800 euro. Prosegue per l’ottavo anno l’attività dell’ente provinciale contro lo sfruttamento sessuale e lavorativo delle donne
Sfruttamento sessuale, lavoro forzato e sfruttamento lavorativo sulle donne: l’esperienza virtuosa di “Libera” può proseguire anche per l’ottavo anno, finanziata con più del doppio dell’anno precedente grazie ai numerosi e importanti risultati raggiunti nell’ambito dell’inserimento lavorativo e dell’integrazione sociale. La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, ha infatti finanziato l’ottava annualità del progetto “Libera” della Provincia di Lecce per un importo di 163.800 euro. Il progetto, approvato dalla “Commissione Interministeriale per l’attuazione dell’art. 18”, accoglie donne migranti vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, lavoro forzato e sfruttamento lavorativo, impiego in attività illegali, offrendo loro concrete opportunità di inserimento e integrazione sociale e lavorativa. “L’impegno, la professionalità, i risultati e la rete nazionale e transnazionale del progetto sono stati gli elementi determinanti che nella selezione pubblica hanno fatto valutare in termini positivi l’esperienza salentina – spiega Loredana Capone, vicepresidente della Provincia ed assessora alla Sicurezza e Qualità sociale -. Partendo dai diritti, dall’inviolabilità dei corpi e della volontà delle donne il progetto ‘Libera’, dal 1999, ha contattato 2409 donne, prevalentemente trattenute nel centro di permanenza temporanea ‘Restinco’ di Brindisi, e seguito 183 programmi di protezione sociale. Primo Centro antiviolenza nei territori di Lecce-Brindisi-Taranto ha proposto al territorio modalità di contatto e accoglienza democratiche e co-costruite, mirando a percorsi di emancipazione e superando le logiche assistenzialistiche e patriarcali di controllo dei corpi delle donne. Inoltre – continua Capone – ha lanciato fin dal 2003 forti segnali di allarme riguardo lo sfruttamento lavorativo e al lavoro coatto dei migranti fino ad essere, insieme a Milano e Pisa, il progetto con più permessi di soggiorno per sfruttamento lavorativo in Italia”. Costituirsi parte civile per la Provincia di Lecce è stata un’altra importante scelta a sostegno delle persone in carico al progetto e ha costituito il primo precedente giurisprudenziale seguito a ruota da altri enti pubblici titolari di progetti contro la tratta. Da “Libera” sono nati, inoltre, altri due progetti: “Libera – Percorsi integrati per l’individuazione e l’accoglienza di persone ridotte o mantenute in schiavitù e in servitù”. Finanziato dal Dipartimento per i diritti e pari opportunità, si rivolge a quanti, uomini e donne, si trovano nella condizione di subire una privazione della libertà personale e sono costretti ad attività schiavistiche o paraschiavistiche; e il Progetto E.N.a.T. (European network against trafficking), finanziato nell’ambito del Programma Europeo AGIS 2004 e 2006 dalla Commissione Europea. Mira a creare una rete di cooperazione transnazionale nell’ambito della tratta di esseri umani. “Questi risultati, premiati dalla Commissione interministeriale – riprende Capone – sono il frutto dell’ascolto delle donne e degli uomini migranti in protezione sociale che hanno ‘dettato’ gli ambiti e le priorità dell’azione sociale e delle relative progettazioni. Non soltanto contro la tratta delle schiave, ma soprattutto contro lo sfruttamento lavorativo, che spesso avviene perché le stesse famiglie bisognose di servizi alle persone svantaggiate non riescono a sostenersi da sole”.
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