Sul rilascio di Mastrogiacomo e sull’uso del “tesoretto”
Rocco Boccadamo, un lettore del Tacco, definisce “fregnacce” le proposte sulla destinazione e distribuzione del “tesoretto”, determinato da flussi di entrate, nelle casse dello Stato, superiori alle previsioni
di Rocco Boccadamo Incalzato dai giornalisti dopo gli addebiti ed accuse mossegli da Fini con riferimento agli antefatti e alle modalità del rilascio del giornalista di “Repubblica” Mastrogiacomo, il presidente Prodi si è limitato a rispondere, piccato e monotono: “Fandonie, fandonie, fandonie!”. A me, più terra terra, viene di adoperare la stessa lettera dell’alfabeto per definire “fregnacce, fregnacce, fregnacce” le innumerevoli proposte, teorie, aspettative, concernenti la destinazione e/o distribuzione dell’ormai famoso “tesoretto”, determinato da flussi di entrate, nelle casse dello Stato, superiori alle previsioni. I vari suggerimenti – dal sapore elettorale o di parte – sono, a mio avviso, semplicemente ridicoli. Posto che l’ammontare della miniera d’oro in questione (voglio largheggiare, facciamo 10 miliardi di euro) rappresenta appena una goccia d’acqua rispetto all’oceano del debito pubblico italiano, 1.510 miliardi di euro nel 2005, l’unica operazione da compiere, come del resto sollecitato dal commissario europeo Almunia, è di prendere il “tesoretto” e portarlo pari pari a decurtazione del debito pubblico.
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