Un maestro del cinema contemporaneo. Un film bellissimo da una serie TV cult. Da non perdere assolutamente!
I detective Ricardo Tubbs e Sonny Crockett, lavorando sotto copertura (si fingono abili corrieri), vogliono incastrare Montoya, un narcotrafficante. Sonny però si innamora, ricambiato, della bella e spietata Isabella, moglie del trafficante. Miami Vice apparentemente si inserisce nel filone dei film tratti da serie televisive anni 80, così sfruttato da una Hollywood priva di idee. Quello che distingue Miami Vice da altri analoghi “remake” è che Miami Vice è bellissimo. Fin dall'avvio è evidente la “diversità”. Miami Vice non ha un inizio. Ci ritroviamo già durante, quasi fossimo entrati in sala a film iniziato, nessun titolo di testa, subito in azione, dentro una discoteca. È un cinema di personaggi e di corpi quello di Mann, e di ritmo, veloce e preciso come un metronomo. Michael Mann conosce perfettamente la serie anni ottanta. Decide però di evitare il facile vintage, richiamandone l'estetica e i colori. Invece mette in scena un film attuale e quindi cupo, dominato da colori scuri e ipereali. Blu, nero, grigio. E Miami, città di frontiera (il miglior mojito lo si va a bere all'Avana, in pochi minuti di motoscafo off-shore), è una vera città noir e dark, molto lontana dall'assolata e modaiola città che conosciamo dai film e telefilm (CSI: Miami tra tutti). In definitiva un film grandissimo, compatto e robusto, di respiro classico. Venato da una palpabile dolenza, è un film dove gli stilemi dell'action-movie vengono contemporaneamente rispettati e traditi, ci sono (anche esasperati), ma non pesano, il ritmo non è semplicemente frenetico, ma gestito con una maestria rara, tra dilatazioni e accellerate. Scorre fino alla fine con l'abituale potenza e senza artifici.