Sulla cresta dell’onda

La musica italiana di Radio Venere e l’anarchia organizzata di Radio Peter Pan

Da quando è nata ad oggi, Radio Venere ha sempre confermato i 45mila ascolti giornalieri e i 180mila settimanali. Gino Greco, suo direttore, ci racconta come è cambiato il mondo delle radio: “30 anni fa era libera e incosciente; oggi è dominata dalla leggi del mercato”.

Inizia il viaggio del Tacco d’Italia nell’informazione salentina. Prima tappa, l’affascinante mondo della radio. Incontriamo Gino Greco direttore di Radio Venere e Radio Peter Pan, emittenti di Corsano, che ci racconta la sua trentennale esperienza dietro al microfono, quando bastavano un trasmettitore, un’antenna e un po’ di incoscienza. Come è nata Radio Venere e che storia ha Gino Greco alle spalle? “RadioVenere è nata nel 1987 ma io sono nel mondo delle radio dal ’77: avevo 16 anni. Ho iniziato con una radio pionieristica che non esiste più, Radio Pirata di Montesardo, piccola frazione di Alessano con una fondamentale caratteristica: essere il paese più alto in provincia, quindi il più indicato per le antenne. Noi abbiamo iniziato negli anni dei primi esperimenti radiofonici in Italia, come quelli della bolognese Radio Alice, un’emittente politica, la prima a dare spazio senza filtri alle telefonate e a puntare su una certa musica di tendenza”. Ci parli un po’ di quegli anni… “Nella metà degli anni ’70 non c’era regolamentazione quindi, se decidevi di mettere su una radio, ti bastava procurarti pochi mezzi di fortuna: una piastra di registrazione, un trasmettitore, un’antenna; poi facevi una dichiarazione alla polizia e trasmettevi. All’inizio c’erano poche radio e migliore copertura del territorio. Radio Pirata con 70 watt arrivava a Taranto. Ora con 1000 watt non si copre mezza provincia. Poi le radio sono proliferate e ogni paesino aveva la sua emittente. Da qui l’espressione “antenna selvaggia”. Quando la situazione è degenerata, la legge Mammì ha determinato che ci volesse una concessione; questo ha prodotto una scrematura. Nei primi anni ‘90 in Italia operavano circa 7mila emittenti; oggi saranno mille. Poi sono subentrate le leggi del mercato e i network l’hanno fatta da padrone. La piccola emittente ha dovuto trovare una sua specificità. Così ci siamo detti: “Perchè non proviamo a fare qualcosa di nostro?”. Chi erano i suoi compagni di viaggio?“Con il mio socio Antonio Russo e un altra persona poi uscita dalla compagine, ci siamo procurati una sede, un tavolino, le attrezzature ed ecco nata Radio Venere. Un amico ha portato l’antenna, uno il trasmettitore, uno la piastra, io i dischi; abbiamo messo tutto insieme e abbiamo iniziato a trasmettere e a raccogliere la pubblicità. I primi soldi li abbiamo impiegati per la strumentazione, per acquisire frequenze, allargare il sistema di ponti, trasmettitori e ricevitori e abbiamo visto che riuscivamo produrre qualcosa di buono. Grazie al supporto tecnico di Russo (che è anche il nostro speaker), al lavoro di Oronzo Bleve, il responsabile commerciale, e Sabrina Campanile, la “regina” del nostro palinsesto musicale, dall’87 ad oggi siamo cresciuti con continuità, raggiungendo i circa 45mila ascolti giornalieri e i 180mila settimanali”. C’è qualcosa che rende Radio Venere diversa dalle altre? “Nei primi anni programmavamo di tutto, soprattutto musica internazionale. C’erano diverse fasce a seconda dei generi. Poi abbiamo fatto un esperimento: una piccola antenna e un secondo canale, Venere Italia, che trasmetteva solo musica italiana. In proporzione arrivavano più telefonate per Venere Italia che per Radio Venere. Allora abbiamo deciso di puntare sulla musica italiana, offrendo però una rappresentazione completa, attenta a tutti i gusti e generi, dai cantautori alla tradizione melodica, da San Remo agli interpreti più giovani e sperimentali”. Com’è cambiata la radio in 30 anni? “Prima era libera e incosciente. Oggi più incasellata perchè dominata dal mercato: si trasmette la musica che porta gli ascoltatori. Prima si sperimentava. Era il tempo del rock e, poi, della disco music. Noi mandavamo i Pink Floid, i Led Zeppelin, i Genesis, mentre Radio Rai trasmetteva, solo in determinate fasce orarie, le canzonette di Umberto Tozzi o Umberto Balsamo. All’epoca mi è capitato di fare programmi di tutti i tipi: sulla musica classica, sulle erbe, sugli oroscopi e anche programmi comici, sulla scia di “Alto gradimento” di Arbore e Boncompagni, una pietra miliare”. E oggi? “La tecnologia ci apre grandi opportunità. Radio Venere è stata la prima nel Salento a usare la regia automatica: noi diamo gli input e le priorità al computer che fa tutto da solo, mandando in onda, con la supervisione di Sabrina, le canzoni. Prima c’era il DJ che, a seconda del suo stato d’animo e del suo gusto, sceglieva i brani. Abbiamo forse perso qualcosa il esuberanza, ma la radio di oggi consente accostamenti che prima erano impensabili. Nel 2004, poi, è nata Radio Peter Pan, con l’obiettivo di ampliare a quel 40% degli ascoltatori che preferiva la musica straniera, la nostra offerta di palinsesto musicale variegato, composto da vari generi, di nicchia o commerciali. Nella seconda emittente, ci sentiamo di aver raggiunto il nostro progetto di anarchia organizzata. Per tutte queste decisioni ci ha aiutato molto il nostro sito internet (www.radiovenerenet.it), che ci ha aperto definitivamente al mondo esterno”. Una domanda cattiva per concludere. Perché puntate così poco sulle produzioni? “Noi puntiamo soprattutto sulla buona musica (anche con spazi interattivi come “Temporale”), ma abbiamo anche alcune trasmissioni molto apprezzate: l’agenda salentina, le news locali curate dalla redazione, la trasmissione sportiva curata da Bruno Conte e la pagina finanziaria di Pino Greco”.

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