Lirica Lecce: Cenerentola e l’angelo custode

di Fernando Greco

 

Pubblico non eccessivo, ma entusiasta e plaudente in occasione de “La Cenerentola” andata in scena al Politeama Greco di Lecce, titolo con cui la stagione “Opera in Puglia 2018” ha inteso celebrare il 150° anniversario della scomparsa di Gioachino Rossini (1792 – 1868).

 

LA MATRICE RELIGIOSA

Contrariamente al Pesarese che, da bravo figlio dell’Illuminismo, aveva eliminato dalla sua Cenerentola qualsiasi riferimento al fiabesco o al sovrannaturale, l’uomo contemporaneo ha “bisogno di favole”, secondo l’affermazione di Paolo Panizza, regista dell’allestimento leccese creato da Opera Line e già rodato con successo al teatro Filarmonico di Verona. Premesso che “ogni popolo o cultura sembra avere una propria versione di Cenerentola”, il regista crea, in collaborazione con Franco Armieri per le coloratissime scene, un’ulteriore versione della fiaba che da un punto di vista visivo sembra attingere a piene mani dall’immortale bagaglio disneyano, compresa la sfavillante carrozza. Tuttavia lo sguardo del regista va più in profondità, verso un’accezione di matrice religiosa che partendo dall’etimologia dei nomi dei due protagonisti positivi per eccellenza, ovvero Angelina e Alidoro (ali d’oro), immagina il sapiente filosofo come un angelo custode che alla fine, presentandosi con tanto di ali dorate e candida tunica di ordinanza, accompagnerà gli sposi verso l’altare di una chiesa, la cui sagoma sarà comparsa sul fondo del palcoscenico. Non è lecito sapere se a Rossini sarebbe piaciuto un Alidoro con le ali (di sicuro sarebbe piaciuto alla censura pontificia dell’epoca!), pur tuttavia lo spettacolo scorre in maniera coerente e piacevole, anche grazie a intelligenti trovate quali le tre danzatrici che replicano Cenerentola o la corda che immobilizza patrigno e sorellastre durante il famoso concertato “Questo è un nodo avviluppato” e che poi sarà sciolta grazie alla bontà della protagonista.

 

GLI INTERPRETI

L’allestimento leccese è stato valorizzato da un cast adeguato che, se da un punto di vista vocale ha saputo rispondere con maestria alle esigenze del canto rossiniano, dal punto di vista scenico ha saputo interpretare con efficacia aspetti buffi e aspetti patetici della vicenda. Su tutti predominava Marina de Liso nei panni della protagonista, mezzosoprano di credibile presenza scenica e autorevole accento, suadente nel canto legato e precisa nelle agilità, sgranate a tamburo battente soprattutto nel rondò finale eseguito a notevole velocità. Impagabili per vis comica e freschezza vocale le due sorellastre Clorinda e Tisbe interpretate rispettivamente dal soprano Francesca Longari e dal mezzosoprano Isabel De Paoli: peraltro Tisbe aveva un aspetto molto simile a quello dell’indimenticabile signorina Silvani portata sul grande schermo da Anna Mazzamauro. Già Dandini a Lecce nel 1995 per la regia del compianto Paolo Montarsolo, il baritono Michele Govi ha replicato lo stesso ruolo con simpatica disinvoltura e voce importante per tenuta timbrica e impeccabile virtuosismo.

Il personaggio di Don Magnifico si è giovato dell’irresistibile briosità del basso-baritono Giuseppe Esposito, forte della tipica vocalità da buffo parlante necessaria al ruolo dell’arcigno e goffo padre. Fisicità imponente e voce accattivante seppur non eccessivamente profonda hanno caratterizzato la performance del giovane basso Roberto Lorenzi nei panni del filosofo-angelo Alidoro. Il ruolo del Principe Ramiro è stato interpretato da Christian Collia, tenore il cui bel timbro leggero, efficace nei centri, perdeva omogeneità in acuto a causa della tendenza a “spingere” l’emissione, col risultato di distorcere il suono e sfocare l’intonazione, caratteristiche presenti soprattutto nell’esecuzione dell’aria “Sì, ritrovarla io giuro”, al contrario del delizioso duetto iniziale “Un soave nonsoché”.

Prova altamente positiva per l’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento diretta per l’occasione da Salvatore Percacciolo, impeccabile nel trovare il difficile balance tra momenti di nitida trasparenza cameristica e momenti di più accesa enfasi, come il fatidico “temporale”. Sempre ottimale l’equilibrio tra voci e tessuto strumentale. Puntuale e preciso l’accompagnamento al cembalo dei recitativi secchi da parte di Vincenzo Rana. Eccellente la verve scenica e inappuntabile la perizia vocale della sezione maschile del Coro Opera in Puglia istruito da Emanuela Aymone.

 

IL CARTELLONE

“La Cenerentola” sarà al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi il 15 maggio, in data 17 maggio sarà allestita nel teatro Umberto Giordano di Foggia, mentre in data 19 maggio sarà la volta del teatro Giuseppe Curci di Barletta.

Disponibile online la guida all’ascolto dell’opera ai seguenti link:

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