Violenza di genere e femminicidio: sotto la lente dell’Università di Bari

Domani un seminario tenuto da docenti ed esperte esterne; Annarita Taronna, responsabile dell’Archivio di Genere dell’Università di Bari: “Lavorare sugli stereotipi è la prima responsabilità”

di Francesca Rizzo

Abbattere la cultura della violenza di genere, e del femminicidio che ne rappresenta il gesto estremo, a partire dalle aule universitarie: va dritto al sodo il seminario di studio “Femminicidio: analisi e prospettive d’azione in un’ottica interdisciplinare”, un confronto tra esperte ed esperti su un tema che ogni giorno macchia le pagine dei giornali. 

Prima di interrogarsi su come fermare la violenza bisogna chiedersi come nasce, che cosa guida la mente e poi la mano di chi, alla fine, agisce. Parte da questo l’incontro, che si svolgerà domani, a partire dalle 9, nel Salone degli affreschi dell’Ateneo barese.

Al seminario interverranno Rosalinda Cassibba, direttrice Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione dell’Università di Bari, Annarita Taronna, responsabile scientifica Archivio di Genere dell’Università di Bari, Ignazio Grattagliano, docente di Psicopatologia forense, Rosita Maglio, docente di Lingua inglese, Gabriella Falcicchio, docente di Pedagogia Interculturale e della Comunicazione, e Angiola di Conza, capitana dei Carabinieri in servizio presso il Servizio di Psicologia del Comando Legione Carabinieri Puglia.

L’evento è organizzato da Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” in collaborazione con Arma dei Carabinieri, Archivio di genere, Società italiana di Criminologia, Ordine degli Psicologi della Regione Puglia, Movimento Nonviolento Puglia e C.I.R.P.A.S. – Centro Interuniversitario di Ricerca “Popolazione, Ambiente e Salute”.

Il Tacco d’Italia ha intervistato Annarita Taronna, responsabile scientifica dell’Archivio di Genere, un luogo di ricerca e documentazione che da cinque anni raccoglie all’interno dell’Università di Bari gli scritti più svariati delle donne e sulle donne, facendoli conoscere al territorio.

// L’INTERVISTA Perché un’ottica interdisciplinare per studiare il femminicidio?

 Nel momento in cui si mette sotto la lente di osservazione il fenomeno del femminicidio, sono diverse le discipline che entrano inevitabilmente in contatto, ciascuna delle quali deve offrire un contributo importante. L’ottica interdisciplinare nasce dal coinvolgimento delle relatrici, che pur provenienti da sfere professionali diverse, si ritrovano ad occuparsi degli stessi temi. Rosita Maglio è una docente di Lingua inglese che studia i fenomeni della lingua e la modalità con cui la violenza di genere è originata proprio dal linguaggio; Gabriella Falcicchio è docente di Pedagogia Interculturale e della Comunicazione e si occupa dei processi educativi legati ai fenomeni che generano casi di violenza di genere; Angiola di Conza non solo è una capitana dei Carabinieri, ma è ella stessa una psicologa, che segue casi legati alla violenza di genere e, in particolare, al fenomeno del femminicidio.

Qual è il ruolo della formazione universitaria nell’arginare fenomeni come il femminicidio?

L’università si fa ponte con le giovani generazioni, quindi l’introduzione di seminari di studio o di saperi e discipline che mettono al centro delle proprie indagini questioni legate al femminicidio, e più in generale alla violenza di genere, assume un ruolo fortemente rilevante. È anzi necessario che l’università si faccia carico di analisi di casi che, come si vedrà dal seminario, vanno da testimonianze di casi particolari alle modalità con cui la violenza di genere può essere arginata: tutto ciò che è formazione in questo ambito, proveniente dall’università, responsabilizza le giovani generazioni.

Quanto è importante abbattere gli stereotipi veicolati attraverso i mass media per prevenire il femminicidio?

Qui tocchiamo un punto fondamentale: l’immaginario dei giovani è inconsapevolmente costruito su stereotipi assimilati dalla pressione che subiscono dai social, dai media. Lavorare sulla decostruzione di questi stereotipi è la prima responsabilità, in quell’ottica formativa a cui si accennava prima.

 

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