Microtunnel Tap, è “Via” libera ai lavori

Il Ministero dell’Ambiente esclude la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) per la realizzazione del microtunnel di approdo, ma detta le condizioni

di Francesca Rizzo

La Direzione generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente si è espressa: il microtunnel sotterraneo che collega il tratto italiano al resto del metanodotto TAP non dev’essere sottoposto a valutazione d’impatto ambientale.

A imporre la procedura di verifica era stato lo stesso ministero competente, attraverso il DM 000000223 dell’11 settembre 2014, il quale stabiliva che, “Tenuto conto che la procedura operativa di costruzione del microtunnel ed opere ad esso connesse, pur condivisibile nei suoi aspetti generali, risulta redatta in forma qualitativa, prima di procedere a qualsiasi operazione dovrà comunque essere presentato il relativo progetto esecutivo di tutte le opere previste all’approdo che dovrà essere assoggettato a procedura di verifica di esclusione dalla VIA”.

Nel febbraio 2017 TAP ha perciò presentato il progetto esecutivo, adottando, rispetto ai piani iniziali, qualche miglioria per adeguarsi alle prescrizioni del paragrafo A.6 dell’articolo 1 dello stesso DM 000000223: prescrizioni che imponevano misure a maggior tutela della flora e della fauna marina, considerato anche che “il progetto non ricade all’interno di aree protette della Rete Natura 2000, ma lo stesso risulta a una distanza di 2.3 km dalla SIC (sito di interesse comunitario, ndr) “Le Cesine”, 3.2 km dalla ZPS (zona di protezione speciale, ndr) “Le Cesine”, 2.8 km dalla SIC “Palude dei Tamari”, 5 km dalla SIC “Torre dell’Orso”.

E proprio le “ottimizzazioni” adottate da TAP hanno convinto la Direzione generale a dare il via libera per quanto di sua competenza, eliminando lo scoglio della valutazione d’impatto ambientale.

LE MIGLIORIE PROGETTUALI

In cosa consistono queste ottimizzazioni? In una serie di modifiche e aggiunte a protezione dell’ambiente circostante e a tutela dell’ecosistema marino. In particolare:

  • L’allungamento dell’exit point (il punto in cui il micro tunnel “sfocia” nell’Adriatico) di 55 m circa per salvaguardare le piante di cymodocea nodosa (il DM 000000223/2014 prescriveva almeno 50 m di distanza dalle ultime piante);
  • L’installazione di due palancolati temporanei in corrispondenza dei lati nord e sud dell’exit point, con una paratia di chiusura tra i due, per limitare i volumi di scavo e ridurre la dispersione di detriti nell’ambiente (anche questi nel rispetto della cymodocea nodosa, e della prescrizione ministeriale che impone di contenere il più possibile lo scavo)
  • La riduzione di volumi e impronta di scavo e terrapieno, e dei tempi di scavo (da 60 a 17 giorni) e rinterro (da 30 a 8 giorni).

I CONTROLLI

Se da un lato il Ministero dell’Ambiente esenta il microtunnel d’approdo dalla valutazione d’impatto ambientale, dall’altro stabilisce una serie di “condizioni ambientali” alle quali TAP si dovrà adeguare. Sarà ARPA Puglia, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, a vigilare per conto del Ministero, attraverso controlli in corso d’opera e a posteriori.

Ma quali sono queste regole?

  • L’installazione temporanea di un telo con appesantimento in corrispondenza del punto d’uscita del microtunnel, per stabilizzare il carico geostatico;
  • L’installazione, sul fondale marino, di dissuasori per la pesca a strascico intorno all’area interessata dal tunnel; i dissuasori, precisa il Ministero, dovranno essere realizzati in materiale ecocompatibile, e garantire il rifugio e il ripopolamento dei pesci;
  • La realizzazione di progetti di divulgazione e formazione sulla protezione ambientale, nei quali coinvolgere le marinerie locali e i cittadini interessati;
  • L’attuazione di misure di mitigazione a tutela delle fanerogame marine e di controllo della torbidità
  • La presentazione al Ministero dell’Ambiente dei risultati del programma di studio su regressione e potenziale recupero della Posidonia.

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