Evadere con le favole: al carcere di Lecce apre la biblioteca per i bimbi dei detenuti

Che cosa fare quando una bimba o un bimbo vanno in carcere ad incontrare un genitore? La cosa più ovvia: farsi leggere una favola…Facile a dirsi! Antonietta Rosato, co-ideatrice dell’iniziativa racconta

di Francesca Rizzo

Se le ali della fantasia frullano forte, le sbarre non possono fermarle. Avranno pensato questo Cecilia Maffei e Antonietta Rosato, quando hanno visto quello spazio spoglio all’interno del carcere di Lecce. Perché i libri mettono le ali a chi li legge, comunque, ovunque ci si trovi.

Da diversi anni Cecilia e Antonietta lavorano su progetti destinati all’infanzia. Con l’associazione Fermenti Lattici sono vincitrici del bando Principi attivi della Regione Puglia, con il quale hanno realizzato “la Balena mangia libri”, fiera del libro per l’infanzia; con Lupo editore pubblicano la rivista illustrata per bambini “un due tre stella!”, con la quale portano in giro in Italia laboratori di lettura per i più piccoli.

E adesso “Giallo, Rosso e Blu”, un progetto di 24 mesi, per la realizzazione di una biblioteca per l’infanzia in carcere.

Bambini e adulti usufruiranno di uno spazio che hanno contribuito a creare, i primi fornendo idee, i secondi attuandole materialmente: “La sala – spiegano le ideatrici – è stata reinventata, ridipinta e resa adatta ai piccoli, fornita di arredi, di libri e albi illustrati per l’infanzia”.

Abbiamo incontrato Antonietta Rosato per approfondire alcuni aspetti del progetto e capire se è possibile dare una mano (spoiler: sì, tutti quanti possiamo aiutare!).

Libri, giochi e l’impronta dei bambini, visibile in ogni angolo della biblioteca

Come nasce l’idea di una biblioteca per bambini all’interno di un carcere?

Io e Cecilia Maffei, la mia socia, siamo andate in carcere un paio d’anni fa a vedere uno spettacolo della compagnia di detenuti “Io ci provo”. Passando abbiamo visto uno spazio verde all’interno del carcere con dei giochi predisposti. Incuriosite, abbiamo indagato un po’ e abbiamo capito che c’erano degli spazi potenzialmente utilizzabili dai bambini, ma che non erano stati mai usati per carenza di operatori che se ne occupassero. Da lì abbiamo iniziato a riflettere sui bambini che frequentano il carcere, documentandoci su quanti potessero essere, che tipo di accoglienza ci fosse al loro arrivo, cosa facessero una volta entrati, e col tempo abbiamo progettato quasi spontaneamente un sistema di accoglienza per i minori in visita. Poi si è presentata l’occasione di realizzarlo quando Infanzia prima ha indetto un bando, diretto proprio all’infanzia, ai bambini in condizioni svantaggiate o di precarietà.

Quanti sono i bambini che frequentano il carcere di Lecce?

In questo momento sono circa 250.

Qual è il ruolo delle istituzioni carcerarie?

La lungimiranza della direzione carceraria, nella persona della direttrice Russo, è stato ciò che ci sta facendo realizzare concretamente questo progetto. Non è scontato entrare in un carcere e trovare tutto a disposizione, qualcuno che ti appoggia e anzi ti aiuta. Ci sono due aspetti: la direttrice Russo che, quando noi lanciamo un’idea, non fa che migliorarla. Su iniziativa della stessa direttrice si è predisposto uno spazio, all’interno della ludoteca, in cui non sono presenti agenti a vigilare, ma solo telecamere, per evitare ai bambini un possibile disagio. Ancora, la stessa dott.ssa Russo ha proposto un’idea: realizzare un fumetto che spieghi ai bambini cosa succede quando loro entrano in carcere, in modo che capiscano con i loro mezzi, con le illustrazioni e dei testi semplici, le procedure alle quali vengono sottoposti. Noi abbiamo sposato quest’idea, che rispecchia i nostri intenti. Con la polizia penitenziaria, prima ancora di  iniziare il progetto, abbiamo fatto degli incontri di formazione reciproca: gli agenti ci hanno spiegato il come funziona veramente il carcere, come vengono gestite le visite; abbiamo fatto anche una giornata di monitoraggio al loro fianco, abbiamo osservato le procedure. Successivamente noi abbiamo spiegato loro cosa volevamo fare. Ci sono state delle giornate di condivisione, per aiutarci e sostenerci. Il ruolo degli agenti per noi è fondamentale, sono delle persone con cui lavoriamo ogni giorno: abbiamo creato un clima totalmente accogliente, si lavora benissimo insieme. L’impressione è che, con tanti bambini che frequentano il carcere, già prima del nostro arrivo si fosse colta questa necessità,ed è stata una serie di concause fortunate a far sì che noi la realizzassimo.

Un momento della cerimonia di presentazione

Il progetto ha coinvolto anche bambini e genitori. In che modo?

La realizzazione della biblioteca rappresenta solo la prima azione del progetto, alla quale ne seguiranno altre. In questo caso abbiamo attuato laboratori di progettazione partecipata con i bambini e con i genitori. Noi abbiamo chiesto ai bambini di pensare lo spazio, di immaginarselo e di progettarlo, foglio alla mano, giocando anche sui colori che danno il titolo al progetto, Giallo, Rosso e Blu: i piccoli hanno preso le misure degli spazi, ci hanno detto che libri volevano mettere, che tipo di mobili. In questo processo abbiamo incluso sia i genitori accompagnatori (o gli accompagnatori, perché in alcuni casi si tratta anche di assistenti sociali), sia i genitori detenuti. La biblioteca è all’esterno dello spazio detentivo, quindi non sono stati ammessi tutti i detenuti, ma solo il gruppo dei lavoranti, coloro che si prendono cura della manutenzione del carcere: loro ci hanno aiutato ad allestire, ad imbiancare le pareti. Gli accompagnatori hanno preso parte alla fase di progettazione, insieme ai bambini; molti di loro hanno anche portato libri e giochi da donare alla biblioteca. In autunno si passerà alla seconda fase, nella quale verrà realizzata una ludoteca all’interno dell’area colloqui, ed in questo caso lavoreremo soltanto con i genitori detenuti e con i bambini.

Quindi anche l’utilizzo della biblioteca è destinato soltanto a bambini e genitori in attesa…

Per adesso sì, la biblioteca è solo per bambini e genitori in attesa del colloquio: è uno spazio di passaggio. Loro arrivano, sono perquisiti, aspettano in biblioteca e poi, quand’è il momento, entrano nel blocco detentivo. La ludoteca invece sarà a disposizione di tutta la famiglia: genitore accompagnatore, genitore detenuto e bambino. Sarà uno spazio esclusivo, solo per loro: noi non saremo sempre presenti perché non vogliamo essere invadenti nel rapporto; organizzeremo di tanto in tanto delle attività ricreative. È uno spazio che facilita la ricostituzione di un rapporto, di un legame genitoriale nella famiglia. In questo momento noi abbiamo la biblioteca dei bambini, nella sala d’attesa, e abbiamo adibito uno spazio simile, anche quello già attivo,  nell’area colloqui del settore femminile, dove si incontrano bambini e mamme. Quando la ludoteca sarà funzionante ci sarà un collegamento molto stretto  con la biblioteca: noi immaginiamo anche questo collegamento un po’ romantico e simbolico, dei bambini che prendono un libro nella biblioteca e lo portano, poi ai genitori detenuti per leggerlo insieme. Questo meccanismo in parte già funziona: durante i laboratori attivi i bambini in attesa fanno dei lavoretti, tipo dei disegni, per poi portarli al genitore come regalo.

Come funziona la gestione quotidiana della biblioteca? È già pienamente operativa?

Adesso sì, noi abbiamo concepito la biblioteca come uno spazio anche autogestito, con cui si potesse interagire anche in maniera autonoma. Oltre ai libri in consultazione, che i bambini possono prendere e leggere, abbiamo realizzato anche delle pareti gioco, una parte di parete magnetica con elementi che i piccoli possono costruire, una parte di lavagna e altri giochi a disposizione. La struttura è funzionante anche quando noi non ci siamo, ma stiamo avviando dei laboratori da svolgere in nostra presenza: partirà presto un laboratorio di lettura ad alta voce, mentre più in là organizzeremo delle mostre e delle presentazioni di libri.

Antonietta Rosato e Cecilia Maffei presentano la Biblioteca dei bambini. Insieme a loro, la direttrice del carcere, Rita Russo, e il comandante della Polizia penitenziaria, Riccardo Secci.

All’interno della biblioteca c’è la possibilità per i bambini di prendere in prestito i libri e portarli a casa?

Per il momento è un’idea in progetto; stiamo cercando di capire come renderla compatibile con il regolamento del carcere, naturalmente molto rigido riguardo l’ingresso e l’uscita degli oggetti dalla struttura.

Che tipo di libri avete selezionato? È stata privilegiata una fascia d’età specifica?

Il bando Infanzia prima indicava come fascia d’età di riferimento 0-6 anni, ma noi l’abbiamo estesa per accontentare bambini fino ai 10-11 anni, quindi tutti i bambini e ragazzi che frequentano il carcere hanno potuto prendere parte. Ci sono quindi molti albi illustrati, le zone morbide per i bambini molto piccoli…

Come è stata gestita la fase di raccolta dei libri?

A Lecce abbiamo costituito una rete di librerie amiche, che hanno aderito alla campagna di donazione predisponendo all’interno del proprio punto vendita uno spazio dedicato alle donazioni per il nostro progetto. I librai hanno incentivato i clienti all’acquisto di testi per bambini tramite apposite promozioni. Poi ci sono state anche donazioni private, anche di libri usati ma in buono stato. Anche adesso, dopo la presentazione, stiamo ricevendo donazioni. Si sono mobilitate anche case editrici italiane, specializzate in editoria per l’infanzia.

Quindi è ancora possibile donare libri, anche usati purché naturalmente siano in buono stato?

Certo, soprattutto libri per ragazzi,  testi illustrati, poco impegnativi, tenendo presente che il tempo per la lettura è breve. Chi vuole donare può contattare l’Associazione Fermenti Lattici telefonicamente o via e-mail.

Creatività all’opera: è già attivo il laboratorio artistico riservato ai bambini, che potranno regalare i loro lavoretti ai genitori detenuti.

Il progetto Giallo, Rosso e Blu dovrebbe avere una durata di 24 mesi: avete già pensato a cosa succederà dopo?

Noi siamo partiti a dicembre 2016 e finiremo a dicembre 2018. Il progetto prevede già una parte di lavoro sulla sostenibilità anche a fine attività. Nel secondo anno di progetto, a partire dal prossimo dicembre, cominceremo a formare un gruppo di genitori detenuti, affinché si prendano cura degli spazi e acquisiscano anche competenze per organizzare delle iniziative per bambini, come i laboratori di lettura ad alta voce: cose semplici ma che possano poi sfruttare.

Quindi alla fine della vostra gestione la biblioteca diventerebbe uno spazio autogestito da parte dei detenuti stessi…

Sì, questo è un nostro desiderio, che cercheremo di realizzare. Una priorità del nostro progetto è cercare di seminare in maniera che tutto possa funzionare anche in nostra assenza. Ieri abbiamo iniziato a ricevere moltissime chiamate da parte di volontari che si occupano di cultura per l’infanzia in città: hanno dato la loro disponibilità ad essere presenti periodicamente in biblioteca per fare attività coi bambini. Questo per noi è molto importante, perché l’idea è far adottare questo spazio, soprattutto la biblioteca che è la parte accessibile anche agli esterni, e farla diventare uno spazio della città, dove ognuno possa interagire, mettere a disposizione le proprie risorse di tempo e di competenze per dare una mano a farla vivere.

Questo discorso si inserisce appieno nella visione delle carceri come spazi per la rieducazione, aperti anche all’esterno…

Sì. Questa è anche una cifra particolare del carcere di Lecce, perché anche attraverso progetti ormai consolidati nel carcere la direzione sta cercando di far sentire Borgo San Nicola, una piccola città, parte integrante di Lecce. Nonostante si trovi in periferia, il carcere è parte della città.

Che bello volare sulle ali della fantasia…

C’è un legame con progetti simili al vostro, realizzati in altre carceri italiane? C’è un contatto tra le associazioni operanti in questo senso, ci sono i presupposti per creare una rete nazionale?

In questi mesi si sta formando una rete nazionale promossa da Bambini senza sbarre, associazione Onlus che opera già da diversi anni promuovendo forme di accoglienza di questo tipo per i minori; l’associazione ha promosso anche la Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, alla quale noi idealmente aderiamo. Lo scorso maggio è stato organizzato un convegno internazionale  a Napoli, dove tutte le realtà italiane che operano in carcere con i bambini si sono confrontate con omologhe realtà straniere. Lì è nata l’idea di costituire una rete nazionale per rapportarsi su questi temi.

Realizzata con il coinvolgimento delle associazioni Factory Compagnia Transadriatica e Principio Attivo teatro, e della compagnia di attori/detenuti Io ci provo, “Giallo, Rosso e Blu” è tra le dieci iniziative vincitrici del bando nazionale “Infanzia Prima”, promosso da Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo e Fondazione con il Sud, con l’accompagnamento scientifico di Fondazione Zancan e in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Cecilia Maffei riconosce in particolare il ruolo di Fondazione Zancan: “Le responsabili non ci fanno rendicontare solo le attività o raccontare quello che facciamo. Valutano soprattutto il cambiamento che noi produciamo. Un cambiamento che man mano abbiamo visto prima tra di noi e poi nel corpo della polizia penitenziaria e anche nei bambini e nei genitori”. Al progetto collaborano anche enti del territorio, come l’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Lecce, il Garante per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Puglia e l’Istituto Tecnico Olivetti di Lecce. Nel corso della cerimonia di inaugurazione della biblioteca, la direttrice della casa circondariale, Rita Russo, ha chiesto il sostegno di tutta la città a questo tipo di attività: “Il progetto nasce con un finanziamento ma speriamo che questa biblioteca possa alimentarsi grazie all’impegno non solo di chi vive e lavora nel carcere ma anche degli esterni”. Un cambiamento evocato anche dal comandante della polizia penitenziaria Riccardo Secci: “In questo carcere non si smette mai di fare come i bambini, cioè fare piccoli passi che possono portare a grandi cambiamenti”.

 

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