Sanità e Salute: politiche europee, nazionale e regionali

 

Breve analisi di Maurizio Portaluri dell’equazione migliore sanità = maggiore salute alla vigilia dell’incontro “Sanità e salute: politiche europee, nazionali e regionali”

di Maurizio Portaluri*

 

Parlare del binomio Sanità-Salute è molto opportuno in periodo di austerity e di ridefinizione delle reti dei servizi e degli ospedali (in verità in Puglia ininterrota da 15 anni) perché consente di spostare l’asse dell’attenzione, e quindi degli interventi dal primo elemento, la sanità, con il suo carico di costi e problemi ma con una influenza sulla salute stimata intorno al 15%, al secondo elemento, la salute appunto, che invece è il prodotto di fattori largamente extra-sanitari, cioè non dipendenti dalla organizzazione e dai professionisti della medicina: i determinanti sociali della salute.

Se si guarda ad alcune elaborazioni del Piano Nazionale Esiti, un programma governativo che valuta l’efficienza delle strutture sanitarie, si osserva una maggiore concentrazione di strutture di alta qualità al Nord e di bassa qualità al Sud.

Questo divario non ha però corrispondenza in alcuni indicatori di salute come la mortalità generale e l’aspettativa di vita nelle varie fasi di età le quali, osservate “macroscopicamente”, non mostrano differenze geografiche come invece l’efficienza delle strutture sanitarie. Questa divergenza conferma un dato acquisito e che cioè non è la buona sanità a produrre salute, ma è una società con meno disuguaglianze a produrre più salute ed anche una buona sanità.

Se si accetta questa ipotesi, si deve modificare la prospettiva di osservazione e individuare le situazioni svantaggiate di salute che spesso sono all’interno della nostre città.

Passando da un quartiere all’altro delle nostre città si perdono anni di aspettativa di vita nelle diverse età.

Un giovane di un quartiere povero di Glasgow può avere un’aspettativa di vita inferiore a quella di un uomo in India. Le condizioni di vita scadenti in cui spesso gli immigrati dai paesi poveri sono costretti nella nostra società provocano un deterioramento della loro salute che si apprezza quanto più lungo è il periodo di permanenza.

I determinanti di salute di cui si è provata l’importanza sono essenzialmente la deprivazione nelle primissime fase della vita, le carenze di istruzione, un lavoro decoroso senza sfruttamento, un reddito che consenta la padronanza della propria vita, una vecchiaia protetta a cui sia riconosciuto un ruolo, un ambiente di vita piacevole.

Questi obiettivi si perseguono attraverso politiche globali e nazionali, ma anche con interventi delle amministrazioni locali e di soggetti del cd terzo settore. Sono numerose le esperienze a riguardo nel mondo.

I paesi nordici hanno un livello elevato di salute grazie a politiche sociali universalistiche,

riduzione della povertà con politiche di redistribuzione, stato sociale, disparità di reddito relativamente contenute, enfasi sulla uguaglianza di opportunità ma anche di esiti, vasta gamma di servizi pubblici con erogazione locale, importanza della spesa sociale e della protezione sociale, politiche per tutte le fasi della vita.

Questa ipotesi di lavoro non deve portare a disprezzare l’analisi e l’impegno per servizi sanitari sempre più qualificati ed accessibili. Il SSR ha un ruolo importante nelle diverse fasi indicate dalla Marmot Review, nella prevenzione, nella educazione, ma l’evidenza epidemiologica mostra chiaramente che la buona salute e la buona sanità fioriscono in società con disuguaglianze il più possibile ridotte.

Il paradigma della correzione delle disuguaglianze di salute ingiustificate e, per questo, considerate inique, comporta un ampliamento delle competenze delle varie professioni inclusa quella del medico che oltre a “spegnare il fuoco” della malattia deve farsi carico di ulteriori compiti: istruzione e formazione di studenti di medicina e medici perché capiscano il ruolo dei determinanti sociali della salute; inquadrare il paziente in un contesto più ampio (non trattare un homeless senza occuparsi della sua condizione di vita); il SSN come datore di lavoro non deve permettere che si operi in condizioni di lavoro “patogene”; lavorare con altre figure professionali non sanitarie; advocacy: “i medici sono gli avvocati naturali dei poveri” (R.Virchow)

*Maurizio Portaluri è medico oncologo, esercita come primario del reparto di Radioterapia Oncologica dell’Ospedale Perrino di Brindisi ed è stato tra i premiati del 2016 per l’impegno sociale del “XXII Premio Internazionale Rosario Livatino – Antonino Saetta – Gaetano Costa”, istituito in memoria dei Giudici Eroi caduti nella lotta alle mafie.

 

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MAGGIORI INFO

L’evento è organizzato dall’associazione “Salute Pubblica” e l’International Centre of Interdisciplinary Studies on Migrations. E’ un incontro di approfondimento sul tema della salute, delle diseguaglianze sociali, del diritto alla salute e dell’accesso alla cura, con particolare attenzione alle dinamiche innescate dalle migrazioni e alle conseguenze dei processi di privatizzazione del welfare sanitario.

Intervengono:

Gianluigi Trianni, Medico igienista
Maurizio Portaluri, Medico oncologo

Introduce e coordina
Antonio Ciniero, Icismi – Università del Salento

Sono previsti interventi programmati e dibattito con il pubblico

Mercoledì 25 gennaio, dalle 15.30 alle 18.00

Università del Salento, Monastero degli Olivetani, Aula pianterreno

 

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