Il Tacco d’Italia bloccato da un mese da attacco hacker

 

Riportiamo gli articoli di Rossella Ricchiuti e Alberto Spampinato su OssigenoInformazione.it CLICCA QUI PER L’ARTICOLO DI RICCHIUTI: CLICCA QUI PER IL COMMENTO DI SPAMPINATO

Il piccolo giornale online del Salento ha subito l’intrusione proprio mentre era sotto il tiro di accuse e querele per le sue coraggiose inchieste Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre il sito del giornale d’inchiesta online www.iltaccoditalia.info di Casarano (Lecce) ha subito un cyber attacco che lo ha danneggiato gravemente. Da allora la redazione non è stata in grado di inserire aggiornamenti e pertanto il giornale ha sospeso le pubblicazioni. Per riprenderle sono necessari investimenti che la piccola struttura editoriale non può sostenere. L’attacco è arrivato mentre il giornale pubblicava notizie e inchieste che hanno esposto la redazione a forti attacchi e a querele che, come altre del passato, appaiono strumentali. La giornalista Marilù Mastrogiovanni, direttrice del quotidiano, sospetta che quello del 14 ottobre sia stato un attacco mirato e perciò ha presentato alla magistratura una denuncia contro ignoti chiedendo di identificare i sabotatori. Il responsabile della sicurezza del giornale ha studiato gli accessi al sito nella notte in cui è stato causato il blocco e ha rilevato tentativi di intrusione simultanei provenienti da Germania e Cina, senza tuttavia risalire agli autori dell’attacco perché, come avviene in casi come questo, i codici identificativi di accesso (IP) sono stati mascherati. In questi anni, a causa di importanti inchieste pubblicate in esclusiva sul suo giornale, la giornalista ha subito minacce e intimidazioni, furti di computer e di archivi fotografici, attacchi attribuibili a esponenti della mafia salentina. Ha inoltre dovuto difendersi da querele e cause per risarcimento danni infondate e pretestuose, finora tutte respinte in giudizio o archiviate dalla magistratura. Marilù Mastrogiovanni dice: “Non sono rassegnata, ma sono seriamente preoccupata. Per la prima volta in dieci anni sento di aver subito un colpo dal quale non è facile riprendersi. Non sappiamo dove prendere i soldi che servono per ripristinare il sito web. Il nostro è un giornale piccolo, edito da una cooperativa di giornalisti, ha pochi fondi e non riceve finanziamenti pubblici. Dobbiamo interrompere l’attività finché non riusciremo a trovare le risorse necessarie”. GLI ATTACCHI AL SITO – “Non è la prima volta che il sito del Tacco d’Italia viene attaccato da ignoti”, spiega Mastrogiovanni. “In passato è stato ‘defacciato’ due volte: al posto della home page appariva il volto dell’imprenditore Ivan De Masi, ex sindaco di Casarano, il comune del leccese in cui ha sede il giornale, e di suo fratello Paride, all’epoca responsabile nazionale di Confindustria per le Energie alternative”. L’ultima notizia pubblicata dal giornale prima di essere bloccato rende nota una deliberazione della Corte dei conti sui profili di illiceità riscontrati dai magistrati nella gestione del comune di Casarano. “Qualche ora dopo l’attacco hacker, la mattina del 15 ottobre, il sindaco Gianni Stefàno – racconta Mastrogiovanni – ha fatto affiggere per le strade decine di manifesti con il testo di una lettera aperta indirizzata a me in qualità di direttore del Tacco d’Italia. Certamente è una pura coincidenza temporale, ma anche quei manifesti ci hanno preoccupato. Nei manifesti il sindaco critica il mio articolo sulla delibera della Corte dei Conti ed elenca le entrate pubblicitarie che Il Tacco d’Italia ha ricevuto dalle precedenti amministrazioni nel corso degli ultimi dieci anni. Credo volesse fare intendere che il mio giornale ha contribuito al dissesto attuale delle casse comunali di cui abbiamo parlato citando la delibera della Corte dei Conti. Ovviamente non è così e io ho interpretato quel manifesto come un atto di intimidazione violento e inaudito che ho denunciato alle forze dell’ordine”. LE QUERELE – Intanto la piccola redazione deve difendersi da nuove querele e citazioni per danni. A ottobre, dopo due anni, il gip di Lecce, dopo l’udienza dibattimentale, ha archiviato una querela nonostante l’opposizione di chi l’aveva presentata. Il giudice ha ritenuto che il giornale aveva esercitato correttamente il diritto di cronaca. Questa querela era stata presentata – come numerose altre, tutte archiviate – da Tiziana Scarlino, moglie dell’imprenditore Gianluigi Rosafio, insieme al quale fu indagata con l’accusa di avere smaltito illegalmente, fra il 2002 e il 2003, pericolosi scarti industriali e liquami tossici avvelenando le falde acquifere. L’inchiesta si concluse senza colpevoli perché i reati contestati furono prescritti. Il marito di Tiziana Scarlino fu però condannato insieme al fratello per intimidazioni compiute con l’aggravante del metodo mafioso, per aver esercitato pressioni sui concorrenti, costringendoli a rinunciare agli appalti per la gestione dei rifiuti, facendosi forte della parentela con il boss della Sacra Corona Unita Pippi Calamita, padre della moglie. Un’altra querela, presentata il 19 novembre 2013, contro la stessa giornalista dall’amministratore delegato della Tod’s, invece, è ancora pendente. Il pm ha chiesto l’archiviazione. Il querelante si è opposto e il gip deciderà nell’udienza dibattimentale. La Tod’s contesta alla giornalista un articolo del 12 novembre 2013 dal titolo “Ecco il sistema Tod’s in Salento. Nero su Bianco. Tra lacrime e sangue”. L’articolo riporta le critiche che l’imprenditrice Carla Ventura, titolare dell’impresa Keope di Casarano, in gravi difficoltà, rivolge alla società Euroshoes per conto della quale dal 2008 ha prodotto tomaie destinate alla nota casa produttrice di calzature. Poi i rapporti si sono interrotti e Carla Ventura ha citato in giudizio Euroshoes e Tod’s chiedendo un risarcimento di dieci milioni di euro per abuso di posizione dominante e di dipendenza economica e di interruzione arbitraria di rapporti commerciali. Dopo la citazione, i titolari di Euroshoes sono stati rinviati a giudizio per truffa. L’imprenditrice parla di condizioni contrattuali capestro imposte dalla Tod’s alle società fornitrici di semilavorati e di discriminazioni a danno delle aziende del Mezzogiorno, dell’imposizione di condizioni tali da spingere a ricorrere al lavoro nero. La Tod’s definisce queste valutazioni “un vulnus all’onore, all’immagine e alla reputazione” della società e perciò ha querelato anche l’imprenditrice Carla Ventura. Il Pm ha esaminato l’articolo e ha dichiarato che è stato esercitato legittimamente il diritto di critica e di cronaca. Adesso la parola è al giudice. Ossigeno: Ridiamo la voce al “Tacco d’Italia” Non lasciamo che un attacco hacker metta sotto silenzio questa voce critica del Salento. La solidarietà di Ossigeno È difficile immaginare l’informazione in Salento senza la voce del Tacco d’Italia, che manca ormai dal 14 ottobre in seguito a una intrusione che ha danneggiato il sito web, un attacco su cui la magistratura sta indagando. È un danno per tutti i cittadini che Il Tacco d’Italia sia costretto a tacere così a lungo a causa di un sabotaggio che non è in grado di riparare. Ossigeno dichiara solidarietà al Tacco d’Italia e invita ad aiutare il giornale a comunicare nuovamente con i suoi lettori. Da dieci anni questo piccolo giornale ha combattuto e ha vinto molte battaglie. Ha dimostrato di essere un avamposto della libera informazione in Salento. È un giornale che fa la cronaca senza peli sulla lingua, analizza criticamente i fatti nell’interesse pubblico, illumina con il giornalismo investigativo i comportamenti discutibili dei pubblici amministratori e degli imprenditori. Fra l’altro, questo giornale, esponendosi consapevolmente al rischio di subire rappresaglie, con le sue inchieste ha mostrato agli osservatori disattenti come un’impresa esclusa dagli appalti pubblici a causa di comportamenti scorretti o poco trasparenti o di collusioni con la criminalità organizzata, può rientrare in gioco con un sistema di scatole cinesi e di compartecipazioni. A chi fa comodo far tacere questa voce?

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