Strage ulivi. CNR: ‘La xylella potrebbe non c’entrare nulla’

 

// L’INTERVISTA// Donato Boscia, dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR di Bari, risponde solo ad alcune domande, diffidandoci dal pubblicare le risposte, ‘confidenziali’ e a metà. Eccole

Abbiamo rivolto a Donato Boscia, responsabile UOS (Unità organizzativa di supporto) di Bari del CNR – Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, alcune domande sull’azione di ricerca portata avanti sulla xylella fastidiosa. Ne abbiamo ricavato una reazione scomposta in cui ci fornisce alcune risposte “solo per nostra personale informazione”, vietandoci di pubblicarle. Tuttavia, poiché un giornalista, che si è qualificato e che ha spiegato che tipo di inchiesta sta facendo, quando fa una domanda, non la fa per “sua personale informazione” ma per l’informazione dei cittadini, ne consegue che, da manuale deontologico, quell’informazione non è del giornalista ma è del lettore. Quindi, pubblicando le risposte di Boscia, le restituiamo ai legittimi proprietari: voi. Andiamo avanti: dalle risposte di Boscia abbiamo la conferma che i test di patogenicità non sono stati finora effettuati perché il batterio andava isolato in “coltura pura”. Da qualche settimana, apprendiamo, è stato isolato e si procederà a fare i test. Questa fase necessita di non meno di un anno e solo dopo si potranno fornire i primi risultati. Abbiamo quindi un’altra conferma: si sta organizzando in ottobre un convegno sull’emergenza xylella con i soliti nomi (incluso Boscia), quando lo stesso Boscia dice che prima di un anno (a partire da aprile) non si potranno avere risultati. Quindi? Se non si sa che quel tipo di xylella è patogeno, perché si parla di emergenza? Apprendiamo che è una questione di “carte”, di “regole” e che gli alberi vanno eradicati per una questione di protocollo, ancor prima di sapere che cosa ne ha causato il disseccamento totale o di alcuni rami. Dice Boscia: “Le misure di contenimento o eradicazione sono imposte da regole ben precise, raccomandate da ben noti organismi internazionali quali l’EPPO o la NAPPO (il corrispondente Americano dell’EPPO) ed adottate praticamente da tutti i Paesi, che prescindono totalmente dal fatto che il patogeno causi o meno una patologia. Per assurdo domani potrebbe anche venir fuori che la Xylella non c’entri assolutamente a con il disseccamento, ma ciò non cambierebbe di un virgola i termini della questione; ci sono tante altre implicazioni, anche potenziali, che richiedono comunque necessariamente l’adozione di certe misure”. Rileggiamo: “Per assurdo domani potrebbe venire anche fuori che la xylella non c’entri assolutamente a col disseccamento (…) ma ciò non cambierebbe di un virgola i termini della questione; ci sono tante altre implicazioni, anche potenziali, che richiedono comunque necessariamente l’adozione di certe misure”. Apprendiamo dunque: che non siamo sicuri che la xylella c’entri a col disseccamento perché i test di patogenicità sono appena cominciati; che comunque, basta identificare il ceppo della xylella (cosa che è stata fatta) perché si sia obbligati a seguire il protocollo europeo della quarantena. Anche se “paradossalmente la xylella potrebbe non c’entrare assolutamente a col disseccamento”. Un paradosso tutto europeo. E su questa emergenza dichiarata e da “protocollo” si sono stanziati 2 milioni sul bilancio regionale 2013 destinati “per le misure di emergenza per la prevenzione controllo ed eradicazione della xylella fastidiosa”, ed altri 5 milioni dal MIPAAF (Ministero Agricoltura) per il “potenziamento dell’Istituto fitosanitario nazionale con particolare riferimento all’emergenza xylella fastidiosa”. M.L.M Qual è stato l’esito della visita degli ispettori europei negli uliveti salentini? Hanno confermato le ipotesi di contagio evidenziate dall’Osservatorio Fitopatologico della Regione? “Questa domanda è, come posso dire, …’singolare’? ‘curiosa’? Comunque è sintomatica di un certo clima distorto che è stato forse artatamente creato attorno a questa vicenda, in cui si osserva l’intervento di tanti ‘tuttologi’ che si ritengono in grado di pontificare su una materia estremamente complessa. Guardi che il compito degli Ispettori Europei (del Food and Veterinary Office di Dublino, per la precisione) non era certo quello di confermare alcunché! E con quale competenza poi? Loro, come potranno molto meglio precisare i funzionari della Regione Puglia o del Ministero dell’Agricoltura, avevano semplicemente il compito di relazionare sul come lo Stato Membro (nel caso specifico l’Italia) stesse ottemperando a quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria 2000/29 per la gestione del ritrovamento di un organismo da quarantena della lista A1 dell’EPPO (organismi di quarantena non ancora presenti in Europa e nel bacino del Mediterraneo), cui Xylella fastidiosa appartiene. Per il resto, ‘ipotesi di contagio’?…., ma lei o qualcun altro davvero può pensare che sia stato messo in moto tutto questo terremoto solo su una ‘ipotesi’? E’ ovvio che il tutto è basato su EVIDENZE INCONFUTABILI, oggetto di studi, analisi, ricerche effettuate da tutte le Istituzioni di ricerca pugliesi che hanno competenze in Fitopatologia ed Entomologia. Come dicevo, le ipotesi non c’entrano, ci sono le evidenze scientifiche, peraltro validate da test incrociati (ring test) effettuati tra l’Università di Bari, i nostri laboratori del CNR, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano, il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo e l’Università di Foggia. Per quanto riguarda la definitiva consacrazione della validità dei risultati, questa, come è prassi comune nella ricerca scientifica, si ha con la pubblicazione su riviste internazionali che avviene esclusivamente previa valutazione effettuata da revisori anonimi, che giudicano se l’impostazione e l’esecuzione degli esperimenti e l’interpretazione dei risultati è conforme alla metodologia riconosciuta dalla comunità scientifica, non esiste un altro modo. A questo proposito non posso esimermi dal fare un commento su illazioni infondate che vengono fatte circolare periodicamente sulla presunta segretezza delle ricerche sulla Xylella fastidiosa. Guardi che i tempi della ricerca scientifica non sono gli stessi della stesura di un articolo di un quotidiano, molto spesso richiedono molti mesi o alcuni anni, e voglio ricordare che tutta questa storia è iniziata meno di sette mesi fa! Nonostante ciò, derogando alla consuetudine che impone ad un team di ricerca di attendere la pubblicazione del lavoro, considerata l’eccezionalità dell’emergenza, il nostro gruppo di ricerca (ex-Istituto di Virologia Vegetale del CNR e Dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari) ha sempre divulgato in tempo reale i risultati delle proprie ricerche nel corso delle numerose manifestazioni pubbliche (lo testimoniano i numerosi articoli apparsi sui principali quotidiani regionali); inoltre, come molto meglio di me potranno spiegare i rappresentanti della Regione, ha costantemente collaborato all’alimentazione del flusso continuo di comunicazioni verso gli organismi Europei coinvolti nella questione (Commissione Europea e DG SANCO -Health & Consumers Directorate General, EFSA – European Food Safety Autority, EPPO – European and Mediterranean Plant Protection Organization, FVO – Food and Veterinary Office), anticipando tutti i risultati delle ricerche non ancora pubblicati in cambio della richiesta di riservatezza che, devo dire, è stata rispettata con grande correttezza. E comunque, anche indipendentemente da quanto suddetto, è già disponibile su riviste scientifiche internazionali una consistente mole di dati, basta avere un minimo di dimestichezza con questo tipo di letteratura per ritrovarli agevolmente: in sette mesi sono stati già pubblicati tutta una serie di dati ed informazioni che riportano i dettagli dei metodi di diagnosi, tutta una serie di sequenze del DNA del genotipo del batterio che ci è capitato tra le mani, la gamma d’ospiti risultata al momento suscettibile, i primi dati sull’epidemiologia e sulla popolazione dei vettori, l’isolamento in coltura pura che verrà ora utilizzata per le prove di patogenicità, le immagini del patogeno al microscopio elettronico e, per gli increduli ad oltranza, anche le immagini di identificazione di Xylella fastidiosa in test di immunofluorescenza, al cui confronto anche la mano di San Tommaso nel costato di Gesù sembra una prova piccola piccola! Con 5-6 note scientifiche pubblicate in sette mesi (ed altre attualmente oggetto di valutazione) credo che accusarci di “segretezza” sia una piccola bestemmia. Il sottoscritto, tra le altre attività, non più tardi di due mesi fa ha avuto l’onore di essere invitato a tenere una relazione di due ore al meeting annuale della European Association of Phytobacteriologists (EAP) e del Panel di Fitobatteriologia dell’EPPO e di aver visto in quell’occasione pienamente riconosciuta la validità del lavoro di tutti i numerosi colleghi ricercatori che in quella occasione ha potuto rappresentare. Se poi qualcuno pretende che si debba andare a render conto di tutto ciò in ogni bar dello sport, innanzitutto si sbaglia di grosso e, poi, offende la ricerca scientifica”. La Comunità Europea ha dato indicazioni sulla necessità di abbattimento radicale delle piante colpite dalla xylella fastidiosa? “Questa è una domanda da porre ai rappresentanti della Regione Puglia o del MiPAAF”. Antonio Guario, responsabile dell’Ufficio Fitosanitario della Puglia, in una nota informativa parlò di “complesso del disseccamento degli ulivi”, considerando la morìa degli alberi come causata da più fattori; la xylella è dunque una concausa. Tuttavia ha sempre precisato che fosse una situazione nuova per il territorio, che andava approfondita. Oggi avete la certezza che la causa del disseccamento degli ulivi salentini sia la xylella? Su quali basi? “Quello che è stato affermato circa le concause del disseccamento è ancora valido, non ci sono ancora elementi per poterlo affermare con certezza, anche se la fortissima associazione tra sintomi del CoDiRO e presenza dei tre fattori (insetto-fungo-batterio) lascia poco spazio a dubbi. Tuttavia qui va chiarita una volta per tutte questa questione. Spesso si continua a contestare la legittimità di determinate misure di contenimento od eradicazione per la mancata dimostrazione che il batterio sia o meno la causa del disseccamento. Invece bisognerebbe sapere che le misure di contenimento o eradicazione sono imposte da regole ben precise, raccomandate da ben noti organismi internazionali quali l’EPPO o la NAPPO (il corrispondente Americano dell’EPPO) ed adottate praticamente da tutti i Paesi, che prescindono totalmente dal fatto che il patogeno causi o meno una patologia. Per assurdo domani potrebbe anche venir fuori che la Xylella non c’entri assolutamente a con il disseccamento, ma ciò non cambierebbe di un virgola i termini della questione; ci sono tante altre implicazioni, anche potenziali, che richiedono comunque necessariamente l’adozione di certe misure”. Entro il 30 aprile la task force regionale avrebbe dovuto consegnare a Bruxelles le indagini effettuate sugli ulivi salentini al fine di predisporre un piano di azione nella zona rossa. L’ha fatto? “Anche questa domanda è da porre ai rappresentanti della Regione Puglia o del MiPAAF”. I test di patogenicità della xylella sugli ulivi salentini sono stati effettuati? Quando se ne conosceranno i risultati? “Condizione indispensabile per poter effettuare dei test di patogenicità è la disponibilità del batterio in coltura pura, cosa che è stata finalmente ottenuta alcune settimane fa. Ciò consente di avviare tali esperimenti che, comunque, richiederanno non meno di un anno prima di poter fornire i primi risultati. Se a qualcuno i 5 mesi occorsi per l’isolamento possono sembrare tanti voglio ricordare che questa specie si chiama “fastidiosa” proprio per la difficoltà a crescere in coltura pura, e che la subspecie con cui abbiamo a che fare si chiama “pauca” perché nell’ambito della specie “fastidiosa” è quella che presenta difficoltà ancora maggiori…”. E’ possibile accedere ai risultati dei test effettuati dalla task force sugli ulivi salentini, inclusa la nota 16 del 15 ottobre 2013 con cui ha dato notizia alla regione dei risultati dei primi test? “Domanda da porre ai rappresentanti della Regione Puglia o del MiPAAF” Leggi l’intera inchiesta sulla xylella: Parte 1: Xylella. Fastidiosa, ma non per tutti Parte 2: Le misure della Regione Parte 3: I comitati: ‘Interventi esagerati’ Parte 4: Xylella chi? Parte 5: La prima volta non si scorda mai Parte 6: Due esposti in un giorno Parte 7: I fondi Parte8: Il triste epilogo Parte 9: Marotta: ‘Magari fosse una bufala’ Parte 10: Stefàno: ‘Non c’era scelta, tutto secondo protocollo’ Parte 11: Xylella, le bufale e i cavalli di Troia

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