Tap, le verità del Comitato

LECCE – Un commento alle dichiarazioni rese negli ultimi incontri pubblici da Tap. E resoconto degli incontri che la cooperativa di pescatori Il Delfino ha avuto nei giorni scorsi col Noe. Sono i due punti all’ordine del giorno della conferenza stampa indetta per oggi (con inizio alle ore 11) alle Officine Cantelmo di Lecce dal comitato No Tap. Ci sono stati tre incontri, in tre giorni successivi (24, 26 e 27 aprile) tra il Noe e la Cooperativa Il Delfino. Dopo l’informativa dell’Arpa, in cui l’Agenzia ha riferito ai pescatori, che avevano chiesto sopralluoghi nella zona, di aver già condotto delle proprie indagini sull’operato di Tap ed in particolare sulla sua attività ispettiva al largo della costa salentina, il Noe ha voluto vederci chiaro. Nel corso degli incontri, la Cooperativa accompagnata dal Comitato No Tap, ha consegnato ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico tutta la documentazione fotografica relativa ai dati Ais, ovvero al posizionamento delle navi Tap nei giorni delle prospezioni.
Da quella documentazione emerge che fino a metà gennaio 2013, Tap ha lavorato sulla base dell’ordinanza 72/2012 della Capitaneria di porto di Otranto che dava il permesso all’attività ad un totale di quattro piattaforme. Ma successivamente la Capitaneria ha emesso una nuova ordinanza, la 2/2013 con la quale si autorizzava la presenza al largo di San Foca di una sola nave, destinata a cercare materiale bellico eventualmente presente sui fondali. Ma, nel periodo tra il 7 e l’11 febbraio al largo di San Foca erano presenti due navi. Come detto, solo una era stata autorizzata dalla Capitaneria. L’altra era dunque abusiva. Il Noe ha inoltre voluto visionare tutta la comunicazione mail intercorsa tra il country manager di Tap e la cooperativa Il Delfino.
La multinazionale ha infatti sempre sostenuto che i pescatori non avessero mai chiesto risarcimenti per l’impossibilità ad “uscire” con le proprie navi; ma le mail confermerebbero il contrario, ovvero che i pescatori abbiano più volte fatto richiesta di risarcimento e che Tap si sia sempre rifiutata di versarlo. Inoltre i carabinieri hanno acquisito i dati Ais dei giorni 11 e 13 gennaio, quando vennero danneggiate le reti dei pescatori, che sporsero denuncia; e la corrispondenza, a quanto pare “unilaterale” tra Comune di Melendugno e Guardia costiera di Otranto. Più volte il Comune avrebbe scritto alla Capitaneria chiedendo delucidazioni sull’attività di Tap, senza avere alcune risposta. Ma non è tutto. Perché il Comitato No Tap sostiene che la multinazionale starebbe mentendo gli effetti occupazionali che un’opera come il gasdotto porterebbe al territorio salentino. Negli incontri pubblici che organizza sul territorio, riferisce di un aver calcolato la creazione di 2.170 nuovi posti di lavoro in 50 anni con una ricaduta economica di 290 miliardi di euro per le popolazioni locali. Ma nel documento relativo all’impatto socio-economico contenuto nella Via presentata al Ministero si leggerebbe della preoccupazione da parte della società di subire ritorsioni ed attentati per non poter riuscire a mantenere le promesse relative ai posti di lavoro. Infine, nei pubblici incontri la Tap illustrerebbe progetti differenti da quello depositato presso il Ministero, archiviato sul sito ministeriale come “definitivo”.

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